giovedì 15 febbraio 2007

Ricoverarsi su una brandina

A molti è capitato di essere giunti in pronto soccorso e essere costretti dalla malattia ad un ricovero in reparto.
Questo prevede la legge.
Quello che la legge non prevede è essere ricoverati in stanze già affollate, su una branda o lettiga, senza una luce di soccorso propria e senza avvisatore acustico ( il campanello).
L'incuranza, il poco rispetto della persona, l'assenza di regolamenti seri, costringono a questa inciviltà gli infermieri che, pure prodigandosi, non sono in grado di contenere questo fenomeno.
Spesso si verificano incidenti, come cadute o ritardi nell'assistenza (specie nelle ore notturne), a volte lievi altre importanti o addirittura gravi, tanto da portare complicanze che in altre situazioni non si sarebbero verificate.
Qualcuno spiega che gli ospedali possono non essere in grado di accogliere tutta l'utenza che ad essi si rivolge; allora perché la Regione Toscana chiede una costante riduzione dei posti letto?, perché si continua a non controllare i "ricoveri impropri"? (l' amico in ricovero per un semplice controllo, il cliente privato che esce la sera e rientra la mattina mantenendo il posto-letto, lungodegenze di anziani che nessuno vuole.......).
Se la Politica Economica richiede rigore, non sarebbe più opportuno correggere i veri sprechi, come i reparti, sparsi nell'area toscana, in cui non viene più effettuata la traumatologia ma solo l'ortopedia, riducendosi a mere cliniche para-private?; non è auspicabile la riduzione di esami inutili ( costosissimi, come tutti sanno), come quelli rutinari ad ogni ingresso dei pazienti in ospedale?.
Certo è più facile ridurre i letti dei reparti che occuparsi politicamente di una sanità che spreca sapendo di sprecare ma in cui i poteri forti, primariali e cattedratici, prevalgono col ricatto e l'autorefenzialità.
Speriamo che le brande bastino!

mercoledì 14 febbraio 2007

Chi ben comincia.......

Code, code, code per prenotare esami, visite, pagare tiket, per essere ricevuti dal "primario", le code sono la reatà della sanità pubblica. Entrando in servizio, la mattina, vedo facce assonnate, rassegnate, qualcuna pronta al litigio, altre in ansia nell'attesa dell'esame che devono effettuare ma comunque in coda.
Faccio l'infermiere da quasi vent'anni e quello che non ho mai visto mutare è il "sistema" delle code. Dopo tanti anni, ho sviluppato una teoria: alla gente piacciono le code! oppure alle code piace la gente. Le cercano, le creano, qualcuno si mette in coda anche se non ha niente da chiedere o ricevere, pare addirittura che la coda viva di vita propria, ed ha anche un orario suo, dalle 6,30 alle 13,30.
In verità ho sempre pensato che la coda sia la vergogna della sanità (volutamente in minuscolo) italiana, mostra il degrado di un sistema che non riesce a dare risposte a chi soffre e che anzi aggiunge sofferenza e stress a chi cerca conforto e salute. E se la "gente" cominciasse a rifiutarle, le code? se cominciasse a protestare con i dirigenti ed i direttori ospedalieri? , se arrivassero centinaia, migliaia di lettere che denunciano le code?.
Ma è di questo che la coda vive, del silenzio, della rassegnazione, dell'abitudine........